La normativa di legge sulla cannabis light

La Cannabis è una pianta originaria dell’Asia centrale che oltre ad avere uno scopo farmaceutico viene spesso utilizzata anche come una vera e propria sostanza stupefacente che porta le persone a sballarsi. Questo succede per la presenza del tetraidrocannabinolo, un particolare composto contenuto all’interno della Canna, ritenuto la causa scatenante degli effetti negativi alla psiche nelle persone che la assumano. Secondo alcuni specifici studi infatti è stato dimostrato che la sua irregolare assunzione potrebbe portare all’insorgere a volte anche a gravi problemi di salute.

Proprio per questo motivo in varie zone del mondo compresa l’Italia l’uso e la coltivazione di questa pianta è ad oggi del tutto illegale. Per sostituirla è stata introdotta una tipologia particolare con un minor quantitativo di tetraidrocannabinolo, ed essa viene chiamata Cannabis light.

Cosa prevede le normativa sulla cannabis light?

La legge attualmente in vigore che disciplina la Cannabis light è la numero 242 emanata il 22 dicembre 2016 ed entrata in vigore il 14 gennaio 2017.

Questa specifica norma consente la produzione e la vendita della Cannabis solo se essa ha il tetraidrocannabinolo superiore allo 0.2% ma inferiore allo 0.6%. Nessuna sanzione verrà infatti applicata a tutti coloro che coltivano tale sostanza ne tanto meno a chi la rivende se il valore indicato rispetta i requisiti previsti della legge.

Il valore corrispondente a 0.5% viene considerato come il massimo in quanto, secondo gli studi fatti dalla Letteratura Scientifica e Medica e dai Giudici della Suprema Corte di Cassazione il fiore di Canapa contenente fino a tale importo di THC non causerebbe nessuno tipo di effetto negativo sulla salute dell’uomo. La sostanza nello specifico non potrà poi nemmeno essere considerata una vera e propria droga in quanto non produce effetti psicotropi.

A conferma di questa apposita legge la Corte di Cassazione il 20 ottobre 1989 era già intervenuta con la sentenza numero 16648 in cui permetteva la libera produzione di tali piante solo se esse non superavano lo 0.5% di tetraidrocannabinolo.

Naturalmente, come specificato dalle norma 242 del 22 dicembre 2016 la coltivazione delle piante stupefacenti deve avvenire con semi certificati altrimenti si rischia di essere perseguibili civilmente e penalmente. In caso di vendita dei fiori di Canapa senza specifica certificazione non sarà considerato colpevole nei confronti della legge il venditore visto che è in buona fede ma il produttore in quanto non ha fornito nessuna garanzia come invece è espressamente richiesto. Questo sta ad indicare il fatto che occorre coltivare solo le varietà certificate che vengono fornite ogni anno dall’Unione Europea. Tra queste fanno parte ad esempio la Cannabis sativa monoica, sativa dioiche italiane ed ungheresi.

Il coltivatore se ha intenzione di iniziare un’attività lavorando questa tipologia di pianta deve scegliere quale tipo di seme sfruttare e non è necessaria un’apposita autorizzazione preventiva delle forze dell’ordine. Per ovviare però a possibile conseguenze spiacevoli si consiglia comunque di comunicare alle autorità competenti tale coltivazione per essere il più trasparenti possibili. La denuncia va fatto presso il Corpo Forestale dello Stato e presso la Guardia di Finanza specificando il tipo di seme, con apposita fattura dell’acquisto e relativo cartellino. Nel caso in cui il coltivare semina una pianta con un più alto tasso di tetraidrocannabinolo scatterà in automatico il sequestro e la distruzione della coltivazione.

La Cannabis light negli ultimi anni sta sempre di più riscuotendo successo per via della totale assenza in essa di sostanze pericolose e si conta che negli anni a seguire la sua produzione e la vendita aumenteranno a dismisura. Solo nel 2018 si stima che la coltivazione della Cannabis abbia contribuito a favorire un giro d’affari intorno ai 40 milioni di euro e sono oltre 750 i negozi in Italia che ne dispongono. Le aziende che stanno nascendo sono soprattutto formate da imprenditori giovani che assumano tecnici ed operai preparati e in Italia è molto importante la coltivazione della Cannabis nostrana.

La suddetta legge comunque non rende lecito l’uso personale ricreativo di Cannabis in quanto era già stata dichiarato illecito nelle norme precedenti relative alla sanità.

Author: Robin

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